TINELLO

.....Oltre il deserto e il mare, I respingimenti

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Luysia
view post Posted on 31/7/2009, 13:18     +1   -1




Questo non è un racconto, purtroppo, è una cronistoria della realtà. Avevo proposto questo titolo su tl, perché speravo che qualcuno, ne traesse ispirazione per un racconto e si potesse iniziare un dibattitto su questo tema che ritengo di estrema attualità.

Ripeto questo non è un racconto perchè non c'è niente che provenga dalla fantasia si tratta semplicemente dell'esposizione di fatti realmente accaduti che mi hanno toccata nel profondo del cuore e che per questo mi hanno indotto a scrivere questa nota. E' un semplice atto di solidarietà verso quegli uomini e quelle donne che sono giunti fino a noi alla ricerca di una speranza di vita e sono stati respinti all'inferno con estrema crudeltà.


….Oltre il deserto e il mare


In Italia è stata attuata la politica dei respingimenti che purtroppo sembra molto gradita alla maggior parte della gente e che nell’ultima tornata elettorale ha procurato grandi consensi alla Lega Nord. Questa parola “respingimento” cela in realtà uno dei più grandi atti d’ingiustizia, di crudeltà e d’inciviltà perpetrati ai danni di poveri cristi che fuggono dalle guerre, dalla miseria, dalla fame, alla ricerca di una speranza di vita. Questi esseri umani, giungevano fino a noi dopo aver affrontato il deserto, le angherie e le ruberie al passaggio d’ogni frontiera, gli stupri delle donne, la morte di molti. Quando i sopravvissuti riuscivano finalmente ad arrivare all’imbarco, la realizzazione del loro sogno era ormai a portata di mano anche se li aspettava ancora la pericolosa seppur breve traversata del mare. In realtà, non poche delle stracariche fatiscenti imbarcazioni finivano con l’affondare insieme con il loro carico di disperati. Ora non arriva più nessuno, almeno via mare, resta comunque quel 90% di immigrazione clandestina che continua ad attraversare le nostre frontiere in modo più o meno avventuroso. Questo ultimo dato non è pubblicizzato, anzi è sottaciuto perché altrimenti il successo ottenuto con l’oneroso accordo raggiunto con la Libia, perderebbe completamente il suo valore. Con grande sorpresa e dolore mi sono resa conto che il gradimento dei cosiddetti ”respingimenti” è trasversale perché è presente a destra a sinistra e al centro. Si è prima creata un’atmosfera di paura e d’insicurezza, si sono mostrati tutti i giorni gli sbarchi dei disperati e poi si è ricorsi alle maniere forti verso i più deboli, verso chi non può opporsi in alcun modo a questa grande ingiustizia.
Lo spettacolo più brutto è stato quando un barcone di migranti è stato soccorso dalla nostra marina. Erano felici, erano sopravvissuti ed ora sarebbero stati accolti, avrebbero posato il piede sul suolo italiano. Finalmente salvi! Molti di loro avrebbero proseguito il viaggio verso altre nazioni europee, magari avrebbero raggiunto alcuni parenti. Purtroppo il sogno è svanito quasi subito, la motovedetta ha ricevuto l’ordine di riportare i clandestini in Libia. E’ stato uno spettacolo atroce e disumano, i nostri marinai hanno confessato di sentirsi terribilmente in colpa, ma non hanno potuto disobbedire agli ordini ricevuti. I migranti li supplicavano, piangevano “fratelli non fateci questo” ma la disumanità dell’ordine impartito e voluto da quel Ministro leghista che se ne sta seduto in un Parlamento che neppure riconosce, con la pancia e le tasche piene, non poteva essere disobbedito. La pietà non trova spazio dove il sentimento umano è morto. I migranti supplicavano: “ in Libia è terribile, siamo sottoposti alle peggiori vessazioni, rinchiusi in veri e propri lager”. Ma i marinai con la morte nel cuore hanno dovuto ricondurli al porto di partenza. Sono rimasti ore nel porto libico, sotto il sole, stremati, abbandonati, una donna è morta. Ho pianto, mi sembra impossibile che siamo diventati così, noi italiani, quelli definiti”brava gente” ma forse era solo un luogo comune alla prova dei fatti si è dimostrato che di brava gente ce n’è veramente poca.
Oltre il deserto, oltre il mare…….il nulla.
 
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view post Posted on 31/7/2009, 16:18     +1   -1
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Tinellista

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è molto bello questo fatto di cronaca vera che ti prende l'anima. purtroppo abbiamo quelle persone abiette che tu hai descritto che governano l'italia, si sono dimenticati di quando noi andavamo a chiedere da lavorare all'estero, la germania si è fatta grande con la nostra mano d'opera, anche i nostri erano vessati, ma non respinti. Un giorno mio marito voleva cambiare macchina e ando a vedere una BMW, ma poi disse al salonista, vorrei una macchina italiana, ed il salonosta, questa macchina è fatta tutta da mano d'opera italiana.
brava luysia grazie di avercelo fatto leggere :cuor:
 
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Insel
view post Posted on 31/7/2009, 17:14     +1   -1




Se non lo avete visto...qui
 
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Luysia
view post Posted on 31/7/2009, 17:55     +1   -1




quella pagina non si apre. Ma quel piccolo sfogo l'ho scritto io di mio pugno sull'onda dell'emozione e l'avevo pubblicato anche su fb e sul blog che ti ho segnalato

quando clicco su qui safari mi dà errore
 
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Insel
view post Posted on 31/7/2009, 18:00     +1   -1




Ora che ho controllato, anche a me da' errore. Prova a cercare su google: erri de luca cimitero lampedusa youtube. Anzi...

 
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Luysia
view post Posted on 31/7/2009, 18:10     +1   -1




avevo visto quella puntata di che tempo che fa. Un programma sempre molto interessante come molto bello e interessante è il video che suscita grande commozione e riflessione
 
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view post Posted on 4/8/2009, 11:40     +1   -1
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Bello ma un nodo mi assale
 
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Luysia
view post Posted on 21/8/2009, 10:03     +1   -1




CITAZIONE (Timoty.To1 @ 4/8/2009, 12:40)
Bello ma un nodo mi assale

In un editoriale di prima pagina il giornale dei vescovi scrive
"Nessuna politica di controllo consente di lasciare una barca alla derivia"
Migranti morti, l'Avvenire attacca
"Occhi chiusi come con la Shoah"

ROMA - "L'Occidente a occhi chiusi" non ha voluto vedere il barcone degli eritrei dispersi in mare, come durante il nazismo nessuno vedeva i convogli piombati pieni di ebrei. Duro il commento del gionale dei vescovi sull'ennesima strage dei migranti. In un editoriale pubblicato in prima pagina, Marina Corradi sostiene che c'è "almeno un equivoco in cui non è ammissibile cadere. Nessuna politica di controllo dell'immigrazione consente a una comunicatà internazionale di lasciare una barca carica di naufragi al suo destino. E questa legge ordina: in mare si soccorre. Poi, a terra, opereranno altre leggi: diritto d'asilo, accoglienza, respingimento. Poi. Ma le vite, si salvano".

Invece quel barcone vuoto dice del farsi avanti della "nuova legge del non vedere": "Come in un'abitudine, in un'assuefazione. Quando, oggi, leggiamo delle deportazioni degli ebrei soto il nazismo - scrive Corradi - ci chiediamo: certo, le popolazioni non sapevano; ma quei convogli piombati, le voci, le grida, nelle stazioni di transito nessuno li vedeva e sentiva? Allora erano il totalistarismo e il terrore, a far chiudere gli occhi. Oggi no. Una quieta, rassegnata indifferenza, se non anche una infastidita avversione, sul Mediterraneo. L'Occidente a occhi chiusi".

"Così è stata violata una legge antica - conclude - "che minaccia le nostre stesse radici. Le fondamenta. L'idea di cos'è un uomo, e di quanto infinitamente vale".
(21 agosto 2009)


Sembra che su quel barcone ci fossero più di 70 persone, solo cinque sono riusciti a salvarsi. Li hanno lasciati morire, hanno finto di non vedere quella barca alla deriva con il suo carico di disperati.

Oltre il deserto.....nel mare...l'indifferenza....la morte. Impossibile che nessuno abbia visto, in periodo estivo, in un mare come il Mediterraneo solcato da ogni tipo di imbarcazione da pesca e da diporto. Le autorità maltesi hanno fatto la segnalazione non appena i disperati sono usciti dalle loroacque territoriale. Uno scarica barile indegno. Se si perde l'umanità che senso ha definirsi "Uomini"?
 
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Luysia
view post Posted on 21/8/2009, 10:57     +1   -1




Voglio riportare questo articolo di repubblica, con il racconto degli scampati. Si tratta di profughi eritrei, di persone appartenenti ad un popolo che ha diritto all'asilo politico. Ma anche se fossero stati clandestini di qualsiasi altra nazionalità, l'indifferenza che li ha uccisi mi fa orrore
Questo è il risultato sconvolgente di una legge iniqua che non lascia spazio alla pietà, allo spirito di fratellanza che dovrebbe unire tutti gli uomini. Riguarda però anche il diritto internazionale perchè nessuno.....nessuno, anche al di fuori delle acque territoriali italiane ha voluto farsi carico di quegli esseri umani, li hanno lasciati morire, si sono girati dall'altra parte, hanno fatto finta di non vedere. Anche le autorità maltesi hanno delle grosse responsabilità su quanto accaduto. Hanno segnalato la presenza dei naufraghi solo dopo che erano usciti dalle loro acque territoriali. Una vergogna, Che senso ha definirsi "Uomini" quando si è privi di umanità?

I cinque eritrei che si sono salvati raccontano
"Da una barca ci hanno lanciato dell'acqua, poi sono spariti"
"Avvistati da almeno dieci navi
ma nessuno si è fermato a salvarci"
dal nostro inviato FRANCESCO VIVIANO


I primi soccorsi a Lampedusa

LAMPEDUSA - "Quando abbiamo visto quel peschereccio avvicinarsi pensavamo di avercela fatta. A bordo molti erano già morti, ma in tanti, almeno una trentina, eravamo ancora vivi.

"Eravamo stremati, stanchi, disperati, ma gli uomini di quel peschereccio, quando l'imbarcazione si è avvicinata, ci hanno dato soltanto un paio di bottiglie d'acqua e qualcosa da mangiare. Poi sono spariti, se ne sono andati via".

Hampton, 17 anni, eritreo, è il più giovane dei cinque sopravvissuti all'ultima strage del mare nel canale di Sicilia. È in infermeria del centro di accoglienza di Lampedusa insieme agli altri tre uomini e una donna, tutti eritrei, cristiani. Tutti partiti più di venti giorni fa dalle coste libiche insieme ad altri 73 connazionali. Compagni di viaggio morti per gli stenti della fame, della sete, per le ustioni del sole e dei vapori della benzina.

Racconta Hampton: "Non credevamo a quello che stava accadendo, gli uomini di quel peschereccio hanno visto che stavamo morendo, ma non ci hanno portato a bordo. Non erano italiani, parlavano inglese. Speravamo che magari dessero l'allarme, che segnalassero la nostra posizione a qualcuno, invece siamo rimasti in mare per altri giorni e tutti gli altri che erano ancora vivi, tranne noi cinque, sono morti. Con noi Dio è stato buono, ma tutti gli altri, non ci sono più, sono morti e noi li abbiamo buttati in mare, come quelli di prima".

Hampton è il meno grave di tutti, ma nessuno dei sopravvissuti rischia di morire. "Se la caveranno" dice una dottoressa dell'istituto nazionale migrazione e povertà che assiste gli extracomunitari ricoverati nel pronto soccorso del centro di accoglienza dell'isola.
Titti è l'unica delle trenta donne sopravvissute a questa strage. Con lei c'erano anche altri tre suoi familiari, due cugini ed un fratello che si erano imbarcati sul gommone della morte sperando di raggiungere l'Italia. Parla con difficoltà in dialetto Tigrino, la lingua della regione eritrea vicino ad Asmara, ad ascoltarla c'è un suo connazionale che lavora per "Save the children" nel centro di accoglienza di Lampedusa. "Sono arrivata in Libia alcuni mesi fa - dice Titti - è stato un viaggio faticoso e pieno di insidie e pericoli. Solo la forza della disperazione, la speranza di arrivare in Italia mi ha fatto superare tutte le difficoltà".

Titti racconta che è stata per un paio di mesi a lavorare, "come una schiava", nelle case dei libici. "Con me - prosegue Titti - c'erano altre mie amiche ed altri connazionali, tutti in cerca di fortuna, tutti con la speranza di raggiungere l'Italia dove da anni vivono altri nostri parenti ed amici".

Titti smette poi di parlare, le spuntano le lacrime agli occhi, i ricordi di quei giorni vissuti in mare in balia delle onde e delle intemperie del giorno e della notte. È stremata e piena di ustioni in varie parti del corpo, ma a tarda sera riesce a prendere sonno e ad addormentarsi. Hampton è più loquace, ha ancora forze nonostante tutto ed ha voglia di raccontare quello che ha vissuto insieme altri atri. "Quando i trafficanti, dopo alcune settimane che ci tenevano prigionieri in dei capannoni, hanno stabilito che potevamo partire, ci hanno portato su una spiaggia. Lì c'era già un gommone pronto con delle taniche di benzina a bordo. Erano poche ed uno di noi lo ha fatto notare: "come faremo a raggiungere Lampedusa con questo carburante?". Loro ridevano, dicevano che potevamo andare anche in America, ma non era così e dopo qualche giorno, il motore si è fermato. Avevamo visto di notte le luci delle piattaforme petrolifere che i trafficanti ci avevano detto di raggiungere perché quella era la strada giusta. Ma non potevamo navigare, eravamo come rami che galleggiano nei fiumi. Il gommone andava avanti e indietro, girava attorno a se stesso. Di giorno era un inferno, il sole e l'acqua salata martoriava le nostre carni, la notte c'era freddo e non avevamo nulla per riscaldarci. Pregavamo e speravamo. Poi quel peschereccio che pensavamo ci potesse salvare e che invece se n'è andato via. Abbiamo incontrato altre barche o altre navi, almeno dieci, non li distinguevamo bene da lontano. Forse ci hanno anche visto, io e i pochi ancora con qualche energia gridavamo, sventolavamo le nostre magliette. Tutto inutile. Nessuno ci ha mai avvicinato e così cominciavamo a morire".

A bordo non c'erano bambini, ed i primi che hanno finito di vivere sono state le donne. "Erano le più deboli, tentavamo di darci aiuto l'uno con l'altro, ma non potevamo fare nulla, non avevamo più niente, molti avevano cominciato a bere acqua di mare e sono stati i primi a morire. Li abbiamo dovuti buttare in mare, uno dopo l'altro, non c'era altro da fare ed è stata una cosa dolorosa anche se Dio ci perdonerà di questo". Poi, ieri mattina, dal mare è spuntata una nave grigia, era quella della guardia di finanza che in questi ultimi mesi ha soccorso altri extracomunitari in mare riportandoli però subito in Libia, senza sapere da dove venivano.

Ma questa volta in quel gommone c'erano dei fantasmi, dei moribondi, ed il "respingimento" non è stato possibile.
(21 agosto 2009)
 
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view post Posted on 21/8/2009, 11:58     +1   -1
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la pietà umana non esiste più. siamo delle belve
 
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view post Posted on 21/8/2009, 20:56     +1   -1
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CITAZIONE (7rediroma @ 21/8/2009, 12:58)
la pietà umana non esiste più. siamo delle belve

Vorrei esser un :preg: con la spada dei tempi
e pianificare le belve umane....
 
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