TINELLO

Racconti di vita vissuta, la droga e gli adolescenti anni 70

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view post Posted on 2/12/2009, 15:49     +1   -1
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Tinellista

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Questo non è un viaggio attraverso luoghi, nazioni o città con mezzi di trasporto treno aereo o autovettura, ma un viaggio difficile e tortuoso della vita dove un gruppo di ragazzi delle medie fece, e fu la peggiore delle proprie esperienze considerando l’età.
Appartenevano a famiglie di vari livelli economici, alcuni vivevano difficili storie familiari, erano tutti iscritti alla stessa scuola statale, in varie sezioni, praticavano lo stesso muretto in un quartiere periferico che si stava espandendo, belle palazzine nuove, c’era un unico grande bar, molto verde, grandi spazi per giocare a pallone o sedersi sull’erba a suonare la chitarra, cantare mangiare un gelato, era ancora incontaminato quel luogo dove gli abitanti erano pochi.
Nel pomeriggio, dopo gli studi si ritrovavano su quel muretto, scherzavano, chiacchieravano, corteggiavano le coetanee, anch’esse compagne di classe, alcuni già erano impegnati con discorsi che facevano intuire la direzione politica che avrebbero preso, le ragazze invece parlavano di moda di tagli di capelli, alcuni già si avvicinavano al fumo, altri si preparavano per la cresima, insomma una comitiva assortita di tredicenni che scalavano gli anni dell’adolescenza per proiettarsi verso la vita.
Si sa che nelle comitive a volte ci sono i trascinatori, quelli che hanno mille idee, che propongono continuamente nuove cose, nuove frontiere, giochi pericolosi, nuove esperienze sempre nel limite della legittimità, ma anche le mele marce che trascinano i compagni in una sorta di viaggio che a volte ha degli sbocchi tragici.
Nel contesto di questa realtà che a volte può essere triste, ecco che colui che viene considerato il capo di questa piccola comunità, invitava alcuni dei suoi amici allo sballo, progettando loro un viaggio attraverso uno spinello. I meno disincantati malgrado l’età prima titubanti poi irretiti dalla magnificenza narrata da chi gli propone il fumo, si lasciarono coinvolgere, e malgrado i più diligenti scoraggiavano tale prova prospettando che sarebbero entrati in un tunnel e in una esperienza più grande di loro, il solito benpensante diceva la frase storica…puoi uscirne quando vuoi.
Iniziava così il viaggio calvario di 4 protagonisti della storia, una ragazza figlia di un commerciante molto noto alla zona tre ragazzi, uno figlio di un ingegnere un altro figlio di un banchiere ed uno figlio di un facchino dei mercati generali.
Durante una festicciola per un compleanno, alla fine della festa quando tutti stavano per andare via uno di loro chiese alla padrona di casa se poteva trattenersi ancora un po’ perché non si sentiva molto bene, l’odore strano che c’era nel salone dove si era svolta la festa e che era stato assolutamente vietato agli adulti, fece sospettare qualcosa alla signora, che però non avendo mai avuto un incontro ravvicinato con quel tipo di cose pensò che il ragazzo avesse fumato delle sigarette, e vista la giovane età gli avesse dato fastidio.
Si trattava di ben altro, e quando chiese al figlio cosa aveva avuto quel suo amico, il ragazzo la mise al corrente della situazione di alcuni di loro, che ormai non riuscivano più a fare a meno di fumare gli spinelli.
La mamma del ragazzo si sentì in dovere di andare a scuola per parlare con il preside per fare una lezione collettiva in aula magna a tutti gli alunni per metterli al corrente di questa brutta “moda” che si stava diffondendo e quanto potesse essere pericoloso caderci. Vennero invitati anche i genitori che si presentarono numerosi alla lezione–conferenza dove era stato chiamato anche un medico di una clinica specializzata in trattamenti di disintossicazione da droghe e farmaci, per illustrare i danni che poteva provocare quel tipo di vizio.
Ma purtroppo quando si veniva coinvolti poi era difficile uscirne, e di questo i venditori di fumo traevano la loro forza malvagia, passando al passo successivo. Per un periodo l’erba veniva ritirata dal mercato e i ragazzi venivano incoraggiati ad indirizzarsi verso un altro tipo di droga “L’eroina”
Tragico è il nome di questa droga. “Eroina” è una parola che ti fa immaginare un gesto eroico, invece in questo caso è solo sinonimo di morte certa.
Inizia allora la ricerca della sostanza molto più costosa dell’erba, i piccoli furti in casa per procurarsi i soldi, i primi approcci per le ragazze a prostituirsi per avere quei soldi, per i meno abbienti diventare dei puscer per assicurarsi la dose giornaliera.
I compagni si stringevano intorno ai 4 amici caduti in questa sorta di maledizione, cercando di far di tutto per aiutarli, per dissuaderli, ma erano parole al vento, non volevano sentire storie, diventavano arroganti e minacciosi, ormai avevano scelto quella strada e non volevano assolutamente, come dicevano loro “a dar retta a chiacchiere”e che non sapevano cosa si perdessero loro che non avevano mai provato.
Passavano gli anni, ormai erano nella piena adolescenza, seguitano ad incontrarsi su quel muretto, ma quattro di loro non ci andavano più, troppo presi con il dramma delle loro astinenze, i piccoli furti, il loro grande problema.
Quello che più meravigliava i compagni era il fatto che in famiglia non si accorgessero di quello che stava capitando ai propri figli, ed ormai, quasi adulti, si coalizzarono per andare a parlare con i genitori di quegli sventurati amici.
Il papà della ragazza che era separato dalla moglie a causa del suo lavoro fuori casa, non seguiva molto le due figlie che erano affidate ad una colf, non si era accorto della grave situazione che stava vivendo la figlia a causa del disaggio di non avere la mamma, non voleva crederci, ma quando gli suggerirono di guardare le sue braccia e lui lo fece capì che doveva assolutamente trovare una soluzione per lei, cosa che invece non fecero la moglie dell’ingegnere, del banchiere e del facchino che dissero senza alcuna esitazione che non fosse possibile che il figlio facesse uso di tali sostanze, e non diedero molto peso alle loro parole, anzi sembravano infastiditi ed offese da tali illazioni, ritenendoli delle malelingue.
La ragazza fu portata dal padre in un famosissimo centro di disintossicazione in Francia per evitare che gli spacciatori si presentassero per offrirle delle dosi gratis pur di non perdere la consumatrice, gli altri invece seguitarono ad avere i paraocchi, non volevano vedere, non volevano sentire e non desideravano parlare di quella storia, neanche quando alla fine, anche le mamme dei ragazzi che le avevano messe al corrente andarono a parlarci di persona, sperando che le avrebbero ascoltate. Non fu così mantennero le loro posizioni, non diedero peso a tali informazioni.
I tre ragazzi giravano per il quartiere con uno sguardo abbacinato,senza nessuna espressione facevano accattonaggio con mille scuse banali, la mamma in ospedale l’amico morto a cui dovevano portare i fiori per il funerale, spesso avevano delle bottiglie di birra che estorcevano ai negozianti che pur di non vederli nei loro bar, li accontentavano, erano molto dimagriti emaciati, privi di ogni volontà e solo alla ricerca di una dose.
Erano passati parecchi mesi e la ragazza tornata dalla Francia un pomeriggio si presentò al muretto, sembrava essere rinata, la sua bellezza delicata era intatta come prima di intraprendere quel viaggio, i capelli si erano allungati, era curata nel vestire, era cambiata, dava una sensazione di ritrovata maturità, sembrava avesse ritrovato la gioia di vivere.
Ringraziò i suoi amici per aver messo al corrente il papà, anche se poi aggiunse che i primi giorni nella clinica li aveva odiati, troppa era la sofferenza nell’affrontare la disintossicazione, ma che ormai era fuori, e ne era felice.
Passò una settimana, la trovarono in un bar della zona morta nel bagno con una siringa nel braccio che un generoso spacciatore dopo averla vista di nuovo nel quartiere le aveva regalato.
Tristissimo il rito funebre a cui parteciparono tutti gli amici i negozianti e la gente del quartiere e, a cui furono obbligati a partecipare anche gli altri tre, per farli rendere conto che quello era l’epilogo se non avessero smesso, ma non impararono niente, ad uno ad uno, morirono nella solitudine di un sottopassaggio, nel gabbiotto dismesso di un benzinaio, in uno scantinato di un condominio che non era il suo.
Questo triste viaggio che ha distrutto l’infanzia e l’adolescenza di questi 4 ragazzi, è ciò che ogni genitore con i figli in quella età dovrebbe raccontare per fare in modo che non siano stritolati da una cosa più grande di loro, per metterli di fronte alla realtà della vita che a volte delude, ma che non è con quelle sostanze che si possa trovare la felicità, tanto meno il benessere, in quanto tutto dura un attimo e svanisce lasciandoli ancora più soli con gli stessi problemi da risolvere che si ingigantiscono ancora di più e la cui soluzione non può essere la droga.
 
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Luysia
view post Posted on 2/12/2009, 19:38     +1   -1




CITAZIONE (7rediroma @ 2/12/2009, 15:49)
Questo non è un viaggio attraverso luoghi, nazioni o città con mezzi di trasporto treno aereo o autovettura, ma un viaggio difficile e tortuoso della vita dove un gruppo di ragazzi delle medie fece, e fu la peggiore delle proprie esperienze considerando l’età.
Appartenevano a famiglie di vari livelli economici, alcuni vivevano difficili storie familiari, erano tutti iscritti alla stessa scuola statale, in varie sezioni, praticavano lo stesso muretto in un quartiere periferico che si stava espandendo, belle palazzine nuove, c’era un unico grande bar, molto verde, grandi spazi per giocare a pallone o sedersi sull’erba a suonare la chitarra, cantare mangiare un gelato, era ancora incontaminato quel luogo dove gli abitanti erano pochi.
Nel pomeriggio, dopo gli studi si ritrovavano su quel muretto, scherzavano, chiacchieravano, corteggiavano le coetanee, anch’esse compagne di classe, alcuni già erano impegnati con discorsi che facevano intuire la direzione politica che avrebbero preso, le ragazze invece parlavano di moda di tagli di capelli, alcuni già si avvicinavano al fumo, altri si preparavano per la cresima, insomma una comitiva assortita di tredicenni che scalavano gli anni dell’adolescenza per proiettarsi verso la vita.
Si sa che nelle comitive a volte ci sono i trascinatori, quelli che hanno mille idee, che propongono continuamente nuove cose, nuove frontiere, giochi pericolosi, nuove esperienze sempre nel limite della legittimità, ma anche le mele marce che trascinano i compagni in una sorta di viaggio che a volte ha degli sbocchi tragici.
Nel contesto di questa realtà che a volte può essere triste, ecco che colui che viene considerato il capo di questa piccola comunità, invitava alcuni dei suoi amici allo sballo, progettando loro un viaggio attraverso uno spinello. I meno disincantati malgrado l’età prima titubanti poi irretiti dalla magnificenza narrata da chi gli propone il fumo, si lasciarono coinvolgere, e malgrado i più diligenti scoraggiavano tale prova prospettando che sarebbero entrati in un tunnel e in una esperienza più grande di loro, il solito benpensante diceva la frase storica…puoi uscirne quando vuoi.
Iniziava così il viaggio calvario di 4 protagonisti della storia, una ragazza figlia di un commerciante molto noto alla zona tre ragazzi, uno figlio di un ingegnere un altro figlio di un banchiere ed uno figlio di un facchino dei mercati generali.
Durante una festicciola per un compleanno, alla fine della festa quando tutti stavano per andare via uno di loro chiese alla padrona di casa se poteva trattenersi ancora un po’ perché non si sentiva molto bene, l’odore strano che c’era nel salone dove si era svolta la festa e che era stato assolutamente vietato agli adulti, fece sospettare qualcosa alla signora, che però non avendo mai avuto un incontro ravvicinato con quel tipo di cose pensò che il ragazzo avesse fumato delle sigarette, e vista la giovane età gli avesse dato fastidio.
Si trattava di ben altro, e quando chiese al figlio cosa aveva avuto quel suo amico, il ragazzo la mise al corrente della situazione di alcuni di loro, che ormai non riuscivano più a fare a meno di fumare gli spinelli.
La mamma del ragazzo si sentì in dovere di andare a scuola per parlare con il preside per fare una lezione collettiva in aula magna a tutti gli alunni per metterli al corrente di questa brutta “moda” che si stava diffondendo e quanto potesse essere pericoloso caderci. Vennero invitati anche i genitori che si presentarono numerosi alla lezione–conferenza dove era stato chiamato anche un medico di una clinica specializzata in trattamenti di disintossicazione da droghe e farmaci, per illustrare i danni che poteva provocare quel tipo di vizio.
Ma purtroppo quando si veniva coinvolti poi era difficile uscirne, e di questo i venditori di fumo traevano la loro forza malvagia, passando al passo successivo. Per un periodo l’erba veniva ritirata dal mercato e i ragazzi venivano incoraggiati ad indirizzarsi verso un altro tipo di droga “L’eroina”
Tragico è il nome di questa droga. “Eroina” è una parola che ti fa immaginare un gesto eroico, invece in questo caso è solo sinonimo di morte certa.
Inizia allora la ricerca della sostanza molto più costosa dell’erba, i piccoli furti in casa per procurarsi i soldi, i primi approcci per le ragazze a prostituirsi per avere quei soldi, per i meno abbienti diventare dei puscer per assicurarsi la dose giornaliera.
I compagni si stringevano intorno ai 4 amici caduti in questa sorta di maledizione, cercando di far di tutto per aiutarli, per dissuaderli, ma erano parole al vento, non volevano sentire storie, diventavano arroganti e minacciosi, ormai avevano scelto quella strada e non volevano assolutamente, come dicevano loro “a dar retta a chiacchiere”e che non sapevano cosa si perdessero loro che non avevano mai provato.
Passavano gli anni, ormai erano nella piena adolescenza, seguitano ad incontrarsi su quel muretto, ma quattro di loro non ci andavano più, troppo presi con il dramma delle loro astinenze, i piccoli furti, il loro grande problema.
Quello che più meravigliava i compagni era il fatto che in famiglia non si accorgessero di quello che stava capitando ai propri figli, ed ormai, quasi adulti, si coalizzarono per andare a parlare con i genitori di quegli sventurati amici.
Il papà della ragazza che era separato dalla moglie a causa del suo lavoro fuori casa, non seguiva molto le due figlie che erano affidate ad una colf, non si era accorto della grave situazione che stava vivendo la figlia a causa del disaggio di non avere la mamma, non voleva crederci, ma quando gli suggerirono di guardare le sue braccia e lui lo fece capì che doveva assolutamente trovare una soluzione per lei, cosa che invece non fecero la moglie dell’ingegnere, del banchiere e del facchino che dissero senza alcuna esitazione che non fosse possibile che il figlio facesse uso di tali sostanze, e non diedero molto peso alle loro parole, anzi sembravano infastiditi ed offese da tali illazioni, ritenendoli delle malelingue.
La ragazza fu portata dal padre in un famosissimo centro di disintossicazione in Francia per evitare che gli spacciatori si presentassero per offrirle delle dosi gratis pur di non perdere la consumatrice, gli altri invece seguitarono ad avere i paraocchi, non volevano vedere, non volevano sentire e non desideravano parlare di quella storia, neanche quando alla fine, anche le mamme dei ragazzi che le avevano messe al corrente andarono a parlarci di persona, sperando che le avrebbero ascoltate. Non fu così mantennero le loro posizioni, non diedero peso a tali informazioni.
I tre ragazzi giravano per il quartiere con uno sguardo abbacinato,senza nessuna espressione facevano accattonaggio con mille scuse banali, la mamma in ospedale l’amico morto a cui dovevano portare i fiori per il funerale, spesso avevano delle bottiglie di birra che estorcevano ai negozianti che pur di non vederli nei loro bar, li accontentavano, erano molto dimagriti emaciati, privi di ogni volontà e solo alla ricerca di una dose.
Erano passati parecchi mesi e la ragazza tornata dalla Francia un pomeriggio si presentò al muretto, sembrava essere rinata, la sua bellezza delicata era intatta come prima di intraprendere quel viaggio, i capelli si erano allungati, era curata nel vestire, era cambiata, dava una sensazione di ritrovata maturità, sembrava avesse ritrovato la gioia di vivere.
Ringraziò i suoi amici per aver messo al corrente il papà, anche se poi aggiunse che i primi giorni nella clinica li aveva odiati, troppa era la sofferenza nell’affrontare la disintossicazione, ma che ormai era fuori, e ne era felice.
Passò una settimana, la trovarono in un bar della zona morta nel bagno con una siringa nel braccio che un generoso spacciatore dopo averla vista di nuovo nel quartiere le aveva regalato.
Tristissimo il rito funebre a cui parteciparono tutti gli amici i negozianti e la gente del quartiere e, a cui furono obbligati a partecipare anche gli altri tre, per farli rendere conto che quello era l’epilogo se non avessero smesso, ma non impararono niente, ad uno ad uno, morirono nella solitudine di un sottopassaggio, nel gabbiotto dismesso di un benzinaio, in uno scantinato di un condominio che non era il suo.
Questo triste viaggio che ha distrutto l’infanzia e l’adolescenza di questi 4 ragazzi, è ciò che ogni genitore con i figli in quella età dovrebbe raccontare per fare in modo che non siano stritolati da una cosa più grande di loro, per metterli di fronte alla realtà della vita che a volte delude, ma che non è con quelle sostanze che si possa trovare la felicità, tanto meno il benessere, in quanto tutto dura un attimo e svanisce lasciandoli ancora più soli con gli stessi problemi da risolvere che si ingigantiscono ancora di più e la cui soluzione non può essere la droga.

Bel racconto, molto triste e molto vero. Lo hai scritto tu?
 
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view post Posted on 3/12/2009, 07:52     +1   -1
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si erano compagni di scuola di stefano anno 1975, un periodo in cui la droga stava prendendo piede tra i giovanissimi
 
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Molto bello il tuo racconto un pò triste
d'altronde son fatti vissuti ed integri.
 
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