TINELLO

Cappero

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luis1005
view post Posted on 14/2/2010, 11:36     +1   -1




NOME SCIENTIFICO:
Capparis spinosa, cappero
FAMIGLIA:
Capparidacee



DESCRIZIONE:
Il cappero è una perenne suffruticosa spontanea o inselvatichita su rocce e muri delle coste mediterranee; è di notevole valore decorativo per il suo portamento ricadente, per i cespi compatti e per i grandi fiori bianchi.
FUSTO: I fusti del cappero legnosi alla base ed erbacei nella parte superiore sono semplici o ramificati, raggiungono anche i tre metri di lunghezza e conferiscono alla pianta il suo tipico e affascinante aspetto.
FOGLIE: Sempreverdi, di forma ovale rotondeggiante, a margine intero, di un bel verde lucido e intenso, le foglie contribuiscono a far del cappero una valida pianta ornamentale.




FIORI: I fiori del Capparis spinosa, profumati e appariscenti, sono abbastanza grandi, misurano circa 5 centimetri di diametro, bianchi o rosati hanno al centro numerosi e lunghi stami purpurei. La fioritura è molto prolungata: da maggio a settembre si formano bottoni floreali ad ogni ascella fogliare. I boccioli, raccolti quando non sono ancora schiusi, poi conservati sotto sale o in salamoia, sono molto apprezzati in gastronomia
HABITAT:
Il cappero è spontaneo lungo le coste del Mediterraneo, e nelle zone tropicali e subtropicali; predilige un substrato povero, sabbioso, ricco di calce e dotato di un buon drenaggio.
COLTIVAZIONE:
Questa pianta è piuttosto difficile da coltivare non perché sia esigente, ma perché per farla germogliare o attecchire è necessario riprodurre esattamente le sue condizioni naturali.
ESPOSIZIONE: I capperi amano il sole e desiderano una posizione riparata: ottimi i muri rivolti a sud.
RIPRODUZIONE: La talea semilegnosa, staccata dalla pianta madre, va fatta radicare in serra; se si intende procedere alla semina conviene tenere i semi a bagno per un giorno e una notte, poi impastarli con del terriccio e inserirli in una fenditura di un muro o della roccia.
CRESCITA: Una volta riuscito l'attecchimento, la crescita del cappero non presenta alcun problema; chi desidera ottenere molti fiori è bene esegua una decisa potatura di tutti i rami, in quanto solo i getti nuovi portano i bottoni floreali.
RACCOLTA: La raccolta dei capperi è scalare: la pianta crescendo emette sempre nuovi bottoni floreali, sferici, verdastri e aromatici, dei quali i più piccoli e tondi sono ritenuti particolarmente pregiati.



CONSERVAZIONE:I boccioli una volta lavati van posti per qualche giorno sotto sale e pressati: il liquido che ne fuoriesce va eliminato, quindi si conservano sia sott'aceto che sotto sale.
PROPRIETA':
IN CUCINA: Infinite sono le ricette della cucina mediterranea che contemplano l'uso dei capperi, con acciughe e aglio essi non dovrebbero mai mancare in cucina, perché sono in grado di aggiungere sapore a molte vivande. I migliori capperi italiani pare siano quelli prodotti nelle isole Eolie.
SALUTE: La corteccia delle radici ha notevoli proprietà diuretiche, i boccioli contengono sostanze dotate di proprietà toniche e digestive.

 
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view post Posted on 14/2/2010, 15:00     +1   -1
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Tinellista

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ma lo sai che a roma sulle mura antiche è pieno di piante di capperi e quando fioriscono è uno spettacolo
 
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espero
view post Posted on 14/2/2010, 18:16     +1   -1




i capperi sono bellissimi e mi ricordano un paese pugliese che si chiama Ostuni
dove se ne potevano raccogliere tantissimi per metterli sotto sale.
 
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Luysia
view post Posted on 14/2/2010, 18:34     +1   -1




da ragazzini andavamo a cogliere i capperi sulle antiche mura di porta S. Sebastiano, erano piene. Ci facevamo una passggiata a piedi dalla Garbatella dove abitavamo. Subito dietro la porta c'era un'osteria dove potevi portarti da mangiare e acquistare solo il vino. Le sere d'estate era molto bello, si mangiava sui tavoli con le panche di legno. Si stava freschi e si potevano vedere le lucciole.

Edited by Luysia - 14/2/2010, 19:10
 
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view post Posted on 14/2/2010, 19:16     +1   -1
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e già che nostalgia il sapore della vita vera come quella che abbiamo vissuto noi e che avrei voluto avessero vissuto anche i miei figl,ma purtroppo il la realtà in cui sono cresciuti è tutta costruita su l'avere e non su l' essere,ed ho fatto una grande fatica a farlo capire, quando si vedevano contornati da ragazzi a cui di essere non fregava proprio niente.
Il tavolo della trattoria con il fogliodi carta, il pranzo portato da casa
che consumavi alla fraschetta, tipica bettola dei castelli romani. Il mare d'estate giornaliero, con il treno per ostia Castefusano,i costumi di lana ...ma siamo nel terzo millennio, a6nni hanno il telefonino e il pc, il televisore in camera, e molte nonne non raccontano loro le favole di una volta. Pazienza
 
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Insel
view post Posted on 14/2/2010, 19:30     +1   -1




Già...che nostalgia...l'unica cosa che non rimpiango é il costume di lana, si riempiva di sabbia bagnata e diventava pesantissimo :D

Ma le colazioni al sacco (che non si chiamavano ancora picnic!) appena fuori città! erano le uniche occasioni in cui mangiavo con vero appetito: pane e salame, frittate, la cotoletta alla milanese tra due fette di pane, le uova sode, il tonno e...l'apriscatole regolarmente dimenticato a casa.

Ciao a tutti :wub:
 
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espero
view post Posted on 15/2/2010, 09:18     +1   -1




Insel,la più bella invenzione della ' modernità ' sono state le scatole con l' apertura a strappo.
 
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view post Posted on 15/2/2010, 11:32     +1   -1
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...ma anche la lavatrice. Mia Nonna nata nel 1800 oggi avrebbe avuto 197 anni, cresciuta in colleggio nella giovinezza,prima di sposare mio nonno faceva la lavandaia. Ci raccontava a noi nipoti quanto fosse faticoso il bucato. Nelle fontane condominiali, i panni mesi a bagno il giorno prima con il sapone a scaglie venivano lavati con l'acqua fredda dei lavatoi comuni...poverette le nostre nonne quanta fatica.in riferimento al 3D di Insel, a roma si chiamavano i fagottari...turisti percaso che andavano al mare dalla mattina alla sera.
 
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Luysia
view post Posted on 15/2/2010, 12:04     +1   -1




CITAZIONE (7rediroma @ 15/2/2010, 11:32)
...ma anche la lavatrice. Mia Nonna nata nel 1800 oggi avrebbe avuto 197 anni, cresciuta in colleggio nella giovinezza,prima di sposare mio nonno faceva la lavandaia. Ci raccontava a noi nipoti quanto fosse faticoso il bucato. Nelle fontane condominiali, i panni mesi a bagno il giorno prima con il sapone a scaglie venivano lavati con l'acqua fredda dei lavatoi comuni...poverette le nostre nonne quanta fatica.in riferimento al 3D di Insel, a roma si chiamavano i fagottari...turisti percaso che andavano al mare dalla mattina alla sera.

Noi si andava sempre al mare dalla mattina alla sera, ci portavamo il pranzo. Una volta il pranzo era un vero pasto, non un panino. In genere si portavano gli spaghetti, le fettine panate ecc. Il trenino della Roma-lido aveva i sedili in legno e le retine sopra per appoggiare le borse. Ostia era un quartiere minuscolo non una vera e propria città di più di 270.000 abitanti come è divenuta ora. NOi andavamo sempre allo stabilimento Mediterraneo. Riuscivamo a riempire il secchiello con le telline che prendevamo sulla riva con le mani (ma che fine hanno fatto?) A volte si faceva mezza giornata al mare e l'altra mezza nella pineta di Castelfusano che all'epoca era selvaggia e bellissima. L'ultimo avamposto prima di inoltrarci nella pineta era la casetta di un contadino che aveva una piccola aia con le galline.
Quando mamma ci portava al mare per noi era una vera festa. Cominciavamo a pensarci sin dalla sera prima e speravamo che il tempo si mantenesse bello perché altrimenti non saremmo potute andare. La sera tornavamo sempre bruciacchiate e mamma per mandare via il rossore ci spalmava con la chiara d'uovo o con l'olio di oliva sbattuto, faceva una specie di emulsione che evitava il formarsi di vesciche.


spesso d'estate prendevamo la circolare e andavamo a passare la giornata a Villa Borghese, sempre con il pranzo al sacco da consumare sui prati. Era bellissimo e c'era la possibilità di fare la gitarella in barca sul laghetto. Spesso abbiamo trascorso le giornate allo zoo, anche in quel caso ci portavamo il pranzo.

Si andava anche ai castelli con il tranvetto. Era bellissimo, le vetture con i sedili in legno erano stracolmi di famiglie, ragazzi e ragazze, tutti con il pranzo al sacco. Si andava nelle fraschette. Sul tranvetto la gente cantava tutta insieme le canzoni tipiche romane dei castelli: "lo vedi ecco marino la sagra c'è dell'uva...fontane che danno vino ecc." A Genzano si andava a vedere l'infiorata (che si fa ancora oggi). La vita era diversa si socializzava molto di più, la gente era più disponibile e generosa. Oggi siamo in tanti, più di allora, ma c'è un senso di solitudine e di asocialità che mette paura.
 
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view post Posted on 15/2/2010, 17:53     +1   -1
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Ad aprile del 2004 sul Il messaggero Maurizio Costanzo chiedeva di inviare dei racconti, ed un giorno chiese di raccontare le vacanze che avevamo vissuto. Questo è il mio racconto, che venne pubblicato , dopo di che sat 2000 contattò la redazione per sapere se fossi disposta ad andare in tv a fare una comparazione con le vacanze mie e quelle dei giovanissimi che erano in studio.
Questo racconto fa parte di quello che ho mandato dietro loro richiesta alla casa editrice Einaudi.

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Quando finiva la scuola andavo al mare dalla mattina alla sera:partivo con i miei fratelli e mia madre da piazza San Giovanni, la camionetta era stracarica di gente, e ci portava percorrendola Via Ostiense allo Stabilimento Mediterraneo dove si faceva la fila alla biglietteria per affittare la cabina per spogliarci.
Ricordo i giochi sul bagno-asciuga, i castelli di sabbia, le tamburelle, i più fortunati affittavano l’altalena od il pattino, mentre gli altri salivano sui tetti delle cabine e saltavano giù sulla sabbia che di solito era bollente e bruciava i piedi.
Le famiglie meno abbienti arrivavano in spiaggia con degli enormi fagotti, all’interno di essi grandi insalatiere riparate con delle graffette dagli strilloni che sotto le finestre chiamavano le donne con il grido”ombrellaiooooo ……piatti ombrelli e con concoline da riparareeeee….”e che contenevano spaghetti aglio olio e pomodoro , cartocci di mortadella e frutta, non mancava mai il cocomero, veniva insabbiato in riva al mare per mantenerlo fresco,e dove un membro della famiglia rimaneva a fare la guardia
La vita era molto più semplice e meno costruita , i costumi dei bagnanti erano di lana e quando uscivi dall’acqua pendevano da tutte le parti: gli asciugamani che oggi sono griffati, erano quelli di tutti i giorni piccoli e ruvidi, i salvagente che ora sono molto fantasiosi, allora erano delle camere d’aria di camion dove potevano alloggiare più bambini per galleggiare.
Mio fratello costruiva dei bellissimi aquiloni con delle code coloratissime e venivano librati nell’aria insieme a quelli di tanti altri ragazzi, il cielo si riempiva di mille colori. Tutto questo si è perso nel tempo, gli aquiloni non volteggiano più raccontando ai bambini con il naso in su il mistero del suo volare, sono pochi i bimbi che costruiscono ancora castelli di sabbia, ora ci sono le moto d’acqua, il deltaplano, il motoscafo, lo sci nautico.
La sera si aspettava, seduti sulla sabbia il momento magico del tramonto, il sole una palla infuocata scendeva all’orizzonte colorando il cielo di un rosso vivo meraviglioso.
Era il rito prima del ritorno, tornavamo a casa felici, ma con la consapevolezza che prima di poter vivere un'altra giornata così bella sarebbero passati molti giorni. Era dolce l’attesa.

ciao qui siete tutti giovani forse vi farà piacere leggere storie di vita dell'altro secolo.
 
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Luysia
icon6  view post Posted on 15/2/2010, 20:13     +1   -1




...... e pensare che siamo partite da un cappero :)
 
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view post Posted on 15/2/2010, 20:56     +1   -1
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Tinellista

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capperi!!!!!!!!!!!!!!!!! e già se penso che andavamo allo stesso stabilimento, che forse ci siamo conosciute e giocato insieme e che magari mi eri pure antipatica... oppuresimpatica mi viene da pensare che a volte la vita è proprio strana
 
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11 replies since 14/2/2010, 11:36   142 views
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